Le donne viste dalle donne

Cambio vita… mi trasformo!

L'apparentemente innocua grafica della trasmissione "Cambio vita... mi trasformo!"

Oggi ho avuto il “dis-piacere” di assistere ad una trasmissione televisiva che non conoscevo: “Cambio vita… mi trasformo!”, programma condotto da Natasha Stefanenko in onda su CieloTV all’ora di pranzo.
Il titolo dovrebbe già far intuire allo spettatore il fulcro della storia: persone insoddisfatte di sé e del proprio aspetto fisico vengono “rimesse a nuovo” come fossero automobili con qualche ammaccatura.
La trama è, più o meno, sempre la stessa: si presenta dalla conduttrice una persona (tendenzialmente le partecipanti sono donne) che non si è mai piaciuta, che considera alcuni dettagli del proprio corpo così insopportabilmente imperfetti da renderle difficile rapportarsi agli altri e guardarsi allo specchio. Una persona che si è sempre considerata timida, “bruttina”, che prova un’estrema sofferenza, ha una forte paura di non essere accettata dagli altri e che, quindi, come ultimo “tentativo disperato”, ha deciso di chiedere aiuto alla trasmissione che propone di “cambiarle la vita”.

Il “cambio vita” a cui si riferisce il titolo, però, va a braccetto con l’imperativo sociale che una donna, per piacere e per piacersi, debba adeguarsi a ciò che la società si aspetta dal suo corpo: essere perfetto, a discapito del sé e della sua unicità, anche a costo di essere finto e rimodellato.
Infatti, la concorrente viene mandata in una clinica (ovviamente privata) dove, dietro i consigli di un chirurgo plastico che ascolterà i “suoi” desideri di cambiamento, verrà sottoposta ad operazioni chirurgiche, a loro dire “migliorative”. Le verranno inserite protesi nel seno, ridotti fianchi e cosce, tiragli gli zigomi, tanto da rendere quasi irriconoscibile il corpo e le peculiarità della persona.
Durante tutto il percorso, la partecipante sarà accompagnata da una psicologa che tenterà, invano, di dare una parvenza di serietà intellettuale ed etica al programma.
Alla fine, la ragazza piangerà di gioia per il suo nuovo aspetto.

Un’altra trasmissione, dunque, schiava di quella cultura che ci vuole così impegnat* ad occuparci del nostro aspetto fisico da non renderci più conto di ciò che abbiamo dentro, delle nostre risorse, di chi siamo davvero.
Un altro programma televisivo che si arroga il diritto di dire a noi donne (e a qualche uomo) come dover apparire e cosa desiderare per piacerci.
La cosa agghiacciante è voler far passare il messaggio della liceità della chirurgia plastica come unica alternativa, ancora una volta protagonista di una società che ci vuole tutt* uguali, senza quei dettagli che in tanti chiamano “imperfezioni”, ma che sono ciò che ci rende unic* al mondo.
E’ da chiedersi se sia questo il messaggio che deve arrivare a qualsiasi bambin* e/o adolescente guardi la televisione durante l’ora di pranzo; che per essere accettati dal mondo e dagli/dalle altr* si debba imparare ad annullare se stess* per aggiungersi alla lista dei “manichini superficiali”, senza personalità e senza “difetti”.
Dobbiamo educare davvero tutt* i/le giovani a considerare il proprio corpo come quello di una bambola o di un robot, continuamente modificabile, migliorabile, sostituibile?
E che dire de messaggio sessuale che passa da trasmissioni come queste, che considerano le donne come carne da macello da “esporre alla pubblica umiliazione” (come dice Lorella Zanardo ne “Il corpo delle donne”)?
Sarei curiosa di capire come si sviluppi la mente di un/una bambin* quando viene cresciut* con l’informazione costante che l’unico fine dell’esistenza di una donna sia quello di rendersi “piacevole alla vista” e accattivante per lo sguardo maschile. In questo modo, tutta la sua vita ruota intorno a quell’obiettivo: essere sessualmente appetibile e “canonicamente bella”.
Non importa che abbia un cervello, una laurea, delle opinioni, un lavoro: il suo benessere deve derivare esclusivamente dall’interesse suscitato nel maschio.

In una società dove i disturbi della percezione della propria immagine corporea (dismorfofobia o dismorfismo corporeo) e i disturbi del comportamento alimentare sono in continua crescita ad un’età sempre più bassa, forse, invece di continuare a fomentare una cultura che vuole le donne mute ma piacevoli “da guardare”, sarebbe meglio cominciare a proporre programmi televisivi che insegnino a pensare, a piacersi per ciò che si è, per le proprie risorse e capacità.
Smettetela di tentare di crescere generazioni di donne insicure del proprio aspetto fisico e di ciò che valgono.
Reagiamo!
Cominciamo a pretendere un cambiamento di questi modelli di finta e irraggiungibile perfezione che ci vengono imposti!

3 Comments

  1. Salve vorrei sapere come fare a contattarvi!
    Saluti.

  2. Articolo interessante e colgo l’occasione per complimentarmi per questo sito! veramente ben fatto e con tanti articoli utili!

  3. Dopo numerose email e telefonate che ci sono arrivate da persone che vogliono partecipare alla trasmissione televisiva voglio precisare che questo articolo fa una critica al programma e il nostro studio/sito non è collegato in alcun modo alla trasmissione.
    Il nostro progetto si occupa di contrastare gli stereotipi di bellezza e di dispercezione.
    Se volete partecipare al programma dovete cercare l’indirizzo per contattarli.

    Pensateci bene, però, perchè siamo sicur* che avete delle risorse meravigliose già così, senza bisogno di dover ricorrere al bisturi di un chirurgo.

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